venerdì 16 dicembre 2011

Liquid Liquid (Grand Royal,1997) - FileUrbani@Radio 3

Di Matteo Machetti


Succede tutto in un lampo, un infortunio al ginocchio, un tuo amico che da molto non vedevi, una trasmissione di nome FileUrbani su Radio 3 che sembra fatta apposta per te, e in fine New York. 
Se ne vanno a spasso per il mondo, due giorni del weekend dedicati alla musica di una città, ogni settimana in una  diversa, il tutto alle 10,00 di sabato e domenica mattina su Radio 3.

Accendi e sei a New York, niente Manhattan quella ne abbiamo già sentito parlare abbastanza, entriamo subito nei veri posti più profondi ed artistici che il contorno fornisca. Informazioni preziose di origine mondana, sia attuali che storiche, musica pescata dall'origini ai giorni nostri, con molto spontaneità ed una visione totale, a parer mio.

Inevitabile che si parli del Punk, succede che si parli della Disco, ma non è scontato che si possa parlare di un gruppo che si inserisce nel così definito Post Punk - Post Disco.
Parlo dei Liquid, una band che vanta una dozzina di canzoni nell'arco temporale di 6 anni. Solo 3 singoli, racchiusi nell'album Liquid Liquid (Grand Royal,1997). Una delle band che maggiormente è riuscita a colmare il divario tra la New Wave del rock e il Funk avanguardista, entrambi prodotti dell'avanguardia di New York.
Per voi qualcosa che mi fa sembrare La Grande Mela più vicina…


venerdì 9 dicembre 2011

The XX - XX (2009)

Di Mathia Pacenti


You've applied the pressure
To have me crystalised
And you've got the faith
That I could bring paradise

I'll forgive and forget
Before I'm paralysed
Do I have to keep up the pace
To keep you satisfied

Things have gotten closer to the sun
And I've done things in small doses
So don't think that I'm pushing you away
When you're the one that I've kept closest

[ahh ahh ahh] x4

You don't move slow
Taking steps in my directions
The sound resounds, echo
Does it lesson your affection
No

You say I'm foolish
For pushing this aside
But burn down our home
I won't leave alive

Glacies have melted to the sea
I wish the tide would take me over
I've been down on my knees
And you just keep on getting closer

[ahh ahh ahh] x4

Glacies have melted to the sea (Things have gotten closer to the sun)
I wish the tide would take me over (And I've done things in small doses)
I've been down onto my knees (So don't think that I'm pushing you away)
And you just keep on getting closer (When you're the one that I've kept closest)

Gli era già successo di perdere la testa per qualcuna, ma mai di sentirsi decapitato.Gli ci vollero tre feste solo per capire che il suo nome non era Joel.DFW.

Advised by Mathia Pacenti


lunedì 6 giugno 2011

Fleet Foxes - Helplessness Blues (Sub Pop)

Di Giacomo Bellini


 

Robin Pecknold e Skyler Skjelset sono due sopravvissuti a quell’olocausto nucleare anche noto
come “Punk”. Mentre tutto il mondo era in preda a spille, borchie e creste si sono rintanati in un
rifugio anti-atomico, nutrendosi di Bob Dylan, Hank Williams, The Band, Crosby Still Nash e
l’immancabile Neil Young. Rimasti così al riparo dalle radiazioni che hanno portato a New Wave,
Grunge, Post-Punk e quant’altro quando sono usciti a fine primo decennio del nuovo millennio ci
hanno portato questi due album dai sixties incontaminati dalle nuove correnti musicali di questi
ultimi 40 anni. Questa è l’unica spiegazione che riesco a dare all’uscita di un gruppo del genere in questi anni.

Sembra invece che Robin e Skyler siano due ragazzi del nord-ovest degli US poco più che
ventenni. In un’epoca in cui la contaminazione elettronica è sempre più invadente, specialmente dell’universo “Indie” in cui l’innovazione e la sperimentazione sono la stella cometa da seguire, loro hanno fatto un drastico passo in dietro di una quarantina d’anni rifiutando l’utilizzo di intetizzatori e campionamenti vari imbroccando una strada fatta di chitarre acustiche, cori, percussioni e, sporadicamente, un flauto o un violino nella più classica delle tradizioni Folk americane.

Sin da “Montezuma”, primo pezzo di questo secondo album, si è trasportarti in quell’atmosfera
tipica del nord-ovest americano reso celebre da Twin Peaks ad inizio anni ’90. Cullati da cori
polifonici, caratteristica principale delle Volpi, ci ritroviamo a passeggiare nel mezzo a immensi
boschi di conifere indossando una pesante camicia di flanella e con una lunga barba da sfoggiare (non a caso il look dei nostri) in cui il tempo è scandito da una soffice percussione in sottofondo e la melodia nell’aria non è che un semplice arpeggio di chitarra. Il disco risulta molto compatto e i brani hanno tutti più o meno lo stesso stile…in qualcuno sono le percussioni in rilievo (Battery Kinzie), in altri ancora è la voce di Robin (Montezuma), in altri la chitarra (Helplessness Blues) e nella maggior parte sono i cori a farla da padroni.

Detto questo la torta sul davanzale si dovrebbe essere raffreddata, l’assassino di Laura Palmer
catturato, non vi resta che godervi questa piccola chicca degli anni sessan…ehm…2000.

mercoledì 18 maggio 2011

Bob Dylan - Don't Think Twice, It's All Right - 1963

 di Matteo Machetti


Il Sogno Americano

Oggi mi sono svegliato con un motivetto che non riesce più ad andare via dalla  mia testa, forse sarà perché si tratta di Bob Dylan o forse perché proprio non voglio respingerlo, sento che mi sta ricordando qualcosa di magico, ma chissà cosa...

Dylan sono molti anni ormai che "l'ho conosciuto", e di volte che l'ho canticchiato non ricordo nemmeno quante ci sono state,  ma  è nella lontana america dove ho avuto l'onore di avvicinarlo fino al punto di sognarci insieme.
Sono passati ormai piu di 2 anni dal mio viaggio per le strade del Blues, al volante della fiammante Chevrolet 3000 benzina, sulle lunghe e infinite route che si protraggono da Chicago a New Orleans, in dolce compagnia di amici veri  con lo spirito libero e il coraggio del migliore Kerouac dei giorni nostri.

Ogni miglio diventa un millimetro accompagnati da quell'incredibile voce che sembra provenire con stupefacente naturalezza dal paesaggio e le strade che ci circondano. Alla guida si ha come la percezione di non conoscere il traguardo, si avverte nell'aria che ogni cosa sia al posto giusto.

E' tutto perfetto quando Dylan prova a dirci "Don't Think Twice It's All Right" (Non pansarci due volte, va tutto bene) ed io cosi' ho fatto, senza il minimo sforzo venivo trasportato in questo nuovo continente tutto da scoprire. Ed è questo, come avrete gia immaginarto da soli,  il luogo esatto dove riesco a proiettarmi ogni volta che ascolto questa magnifica canzone.

 Non ricordo nemmeno se fossi nel Tennesse o nel Mississipi ma ricordo come fosse ora le sue parole e quella forte sensazione; come se provenisse esattamente dal palco dove ero seduto anch'io, attivo e partecipe in questo magnifico sogno americano.

A voi: Don't Think Twice, It's All Right.mp3

lunedì 2 maggio 2011

Burial "Street Halo" EP - Hyperdub 2011

Di Alessandro Anselmi

Another night inside.
L'uomo nero è tornato. Tutti quelli che hanno amato i suoni non convenzionali e poco allineati con quel "non genere" chiamato Dubstep di "Burial" (2006) ed "Untrue" (2007) lo stavano aspettando, io anche.
Siamo alla fine di Marzo, riesco ad intercettare Kode9 ospite al Benji B Show, BBC Radio 1. Come promesso, suona due dei tre pezzi contenuti in questo EP. Sono quasi le 4 del mattino, gli occhi bruciano davanti al monitor, ho sonno. 
Ottimi presupposti per godersi la musica di Burial. 
Mi sono agganciato subito a "Street Halo", fin da quella notte è un piacere farsi portar via. La cassa viaggia dritta ed i sub-bassi vibrano a dovere ma il martellamento è subliminale, lo sferragliamento di un treno che passa dietro casa potrebbe essere un buon paragone. Il sample della voce femminile che arriva a pochi secondi dall'inizio è oscuro e meraviglioso come nelle sue migliori creazioni. Un grande lato A.
Giriamo e rallentiamo, siamo nel profondo della notte, questa si chiama "NYC". Siamo vicini al ritmo zoppicante del 2Step, condito da suoni industriali, dosi di ambient-music e samples vocali dall'aldilà. Piove anche, sembra di sentire l'eco di un temporale da qualche parte all'interno della traccia. Secondo me una cosa ricorrente in molte sue produzioni, è forse solo la mia immaginazione?
Si chiude con "Stolen Dog" e si chiude alla grande. Con il passare del tempo è diventata la mia preferita, la cassa dritta tipo "Street Halo", tre note, due samples vocali che sussurrano cose bellissime e si rincorrono per tutta la durata del pezzo. Anime perdute che sembrano cercarsi, domande e risposte che non sapremo mai. 
Pensare che Burial riesce a fare tutto questo con il suo Laptop seduto sul divano è spiazzante e mi fa sentire un incapace. 
La sua musica è semplicemente bella, parla direttamente al nostro inconscio ed è come se venisse a noi piena delle nostre memorie. Notturna come poche altre, si sublima nel mio dormiveglia.