“Sleep
Forever” è il secondo album per i californiani Crocodiles, uscito
nel settembre del 2010 succede alla loro opera prima “Summer of
Hate” venuto alla luce circa un anno prima. Sostanzialmente la
ricetta per questo disco è la solita del primo: prendere i Velvet
Underground e farli riposare per una ventina d’anni, fin quando dai
feedback di Sister Ray non si formano i vari Jesus & Mary Chain,
Spacemen 3, My Bloody Valentine e compagnia bella. A questo punto
prendere questi gruppi toglierli la depressione fine anni ’80
pre-grunge e con della sana elettronica innestargli quella positività
giovanile da anni 2000 tanto cara a Panda Bear e soci. Il risultato è
questa pop-rock-indie band sandieghina.
Il disco composto da otto tracce suona fresco, giovane, contemporaneo come deve essere un album del 2010. Nel primo lato (sì lo so l’idea di lato sta scomparendo ma dato che chi scrive si gode la versione in LP beccatevi sto concetto vetusto) si nota un gusto retrò per quelle sonorità anni ’80 con un pizzico di sixties dovute alle sopracitate influenze. Mirrors e Girl in Black sembrano due pezzi dei Jesus & Mary Chain, mentre Stoned to Death e Hollow Hollow Girls sembrano uscite da qualche oscuro gruppo sixties di Nuggets. Tutto ciò senza mai predere di attualità e risultare antico.
Il disco composto da otto tracce suona fresco, giovane, contemporaneo come deve essere un album del 2010. Nel primo lato (sì lo so l’idea di lato sta scomparendo ma dato che chi scrive si gode la versione in LP beccatevi sto concetto vetusto) si nota un gusto retrò per quelle sonorità anni ’80 con un pizzico di sixties dovute alle sopracitate influenze. Mirrors e Girl in Black sembrano due pezzi dei Jesus & Mary Chain, mentre Stoned to Death e Hollow Hollow Girls sembrano uscite da qualche oscuro gruppo sixties di Nuggets. Tutto ciò senza mai predere di attualità e risultare antico.
Nel
secondo lato i rapporti col passato vengono un po’ meno e le
sonorità che ne vengono fuori sono quanto più figlie di un
indie-rock alla “Oh Sees” o meglio ancora alla “Sleepy Sun”.
Esempio di tutto ciò è la title track che da il via alla seconda
facciata. Seguono la rumorosa Billy Speed e le esplosioni sonore di
Hearts of Love per terminare con la tranquillità (e dopo una buona
mezz’ora di feedback ci vuole anche) di All My Hate and my Hexes
are for You che sa tanto di “Stereolab”.
Dunque
la ricetta ve l’ho data, vi ho anche detto di cosa sa non vi resta
che sedervi e gustare questa leccornia californiana.