Molti
di noi compreso io, consideriamo il lunedì come un giorno in cui la
routine la fa da padrone, un giorno in cui spesso non pensi di uscire
almeno che non sei un parrucchiere...
Bene...un
lunedì di Marzo sono uscito alla volta del teatro Odeon di Firenze.
Circa
un mese prima avevo letto una accattivante recensione su Blow Up di
questo The Deep Field, appena
uscito dalle mani di questa donnaccia di NY, che tra le altre
cose aveva, già collaborato con i vari Nick Cave, l'angelo Antony,
il nostro Battiato e meglio nota come ultima fidanzata di Jeff
Buckley.
Di
Joan Wasser, per la verità, mi ero già gustato il suo precedente
album intitolato Cover, dove ne avevo già ammirato le doti
nel rivisitare dieci tasselli essenziali della musica rock, su tutti,
non posso far a meno di citare la splendida Keeper Of The Flame, con
una sanguigna e profonda scoperta di una lato soul-blues di questo
fantastico brano della grande madrina Nina Simone.
Il
tutto ha fatto si' che vi scrivessi, da questa comoda poltrona della platea del teatro Odeon.
Giù
il sipario si comincia: pantaloni di pelle, scuri, luccicanti e
nerissimi, t-shirt attillata, sempre scura ma di stile, frangia
prorompente, che disegna un viso con un anima dichiaratamente rock.
Partiti
iniziamo con la vena rock del disco, si parte subito con The Magic
singolo e video del disco, ma non è della scaletta che voglio
parlare.
Innanzi
tutto, ci metto un po' ad ambientarmi, devo ammettere che la falsa
riga rock moderno non riesce a scalfirmi a sufficienza, siamo alla
terza traccia e tuttavia non ho trovato la chiave di accesso.
Ma,
ecco arrivare il Flash!! ( é il momento di cliccare play sotto)
Per
l'appunto è proprio il titolo della canzone, quarta
del disco e il primo dei meravigliosi lenti chitarra/voce di cui ci
saprà deliziarci Joan in questa serata fiorentina.
Improvvisamente
è tutto più lento, dolce, le luci sono soffuse, la chitarra e'
solamente una, di cui l'arpeggio si fa morbido e ripetitivo, il riff
è di quelli che non credi conosca una fine, il tutto in una
atmosfera magica decorata dalla profonda e mai banale voce.
Le
note volano tra lo stupore e il silenzio di un pubblico attento, che
fino ad ora non era stato chiamato in causa.
Improvvisamente
è come se la mia poltrona diventasse un amaca in mezzo alle palme di
un isola tropicale con una pace cosi cristallina da aver paura di
svegliarsi di colpo.
Sto
nel mentre aggiungendo al genere soul di cui sopra, la parola
psichedelica, credo sia soggettiva ma, in un certo modo appartenga a
questa mia visione e a questa/o Flash
che come una poliziotta
che si rispetti mi ha ammanettato alla sedia di questo accogliente teatro.
Tengo
a precisare di non aver incrementato le mie doti di estro con fresche
o frasche erbe del vicino...