Di Giacomo Bellini
In
genere siamo portati a trattare la storiografia musicale attraverso i
grandi mostri sacri quali Rolling Stones, Bob Dylan, Pink Floyd, The
Who e via dicendo. Gruppi o artisti che hanno alle loro spalle
discografie enormi, che hanno attraversato e influenzato svariate
epoche e in alcuni casi hanno dato inizio a nuove epoche. Mostri
Sacri appunto. La storia della Musica (con la M maiuscola) però è
fatta anche da band che hanno lasciato un segno tangibile e portato a
profonde innovazioni (musicali e non) avendo regalato al mondo un
solo album. One Shot. Band esplose con un disco (massimo due), il
primo e poi più nulla…scompaiono, finisce la magia e di quel
gruppo non se sente più parlare. Un solo atto per restare immortali.
Possiamo annoverare tra questa particolare categoria gruppi come
Television e il loro Marquee Moon, Stone Roses con il loro album
omonimo e, come potete intuire dal titolo, gli Young Marble Giants
con il loro Colossal Youth.
Siamo
nel 1980, in un Inghilterra ancora sconvolta dall’esplosione “punk”
di pochi anni prima si sta vivendo una sorta di seconda fase della
rivoluzione. Se in un primo tempo il “movimento” aveva scosso il
mondo da un punto di vista sociale con il messaggio “No Future”
fatto di autodistruzione, completa perdita di qualsiasi cosiddetto
valore morale, odio verso qualsiasi autorià, dal punto di vista
musicale non aveva portato grandi innovazioni ma era stato più che
altro un ritorno alle sonorità grezze, semplici del rock’n’roll
primi anni 60 di Jerry Lee Lewis, Sonics, come a volersi staccare
nettamente dalla musica di quegli anni ormai troppo complessa e
pomposa per lo stile del Do It Yourself. Questa spinta alla
libertà creativa incondizionata in ogni campo portò alla già
citata seconda fase del punk e meglio nota come “post-punk”.
L’obiettivo adesso non è più rompere con il recente passato ma
creare un nuovo presente. Ecco che come forse solo nella germania del
kraut si da importanza solo al nuovo, al mai sentito anche a costo di
produrre suoni fastidiosi e inascoltabili. Non è questo il caso
degli Young Marble Giants che in questo contesto si distinguono per
il loro sound ultra-minimale.
Fondata
da Stuart Moxham (chitarra) con suo fratello Phil (basso) e la
ragazza di quest’ultimo Allison Statton (voce), la band è
concepita come una ulteriore ribellione al punk. Si contrappone
infatti a questo fenomeno confusionario e disordinato con le armi
della calma, della rilassatezza e dell’ordine. La musica dei YMG è
infatti costituita per lo più da una linea di basso che resta quasi
costante per tutta la durata del pezzo sopra cui gioca la chitarra di
Stuart con riff secchi e brevi salvo ogni tanto dare spazio ad un
organetto. Su questo letto di minimalità musicale si adagia la
flebile e svogliata voce di Allison…un non-canto lo si potrebbe
definire che però è la vera particolarità del gruppo.
Grazie
a Rough Trade (regina incontrastata dell’underground di quel
periodo) riescono a far nascere la loro unica opera Colossal Youth
che costituirà per l’etichetta londinese il record di vendite per
un album per molto tempo. Colossal Youth può benissimo candidarsi ad
album perfetto. Non si ha una pausa, una flessione ma resta, con quel
suo stile così semplice così minimo, regolare e magnifico. La voce
suadente di Allison ci culla mentre il sottofondo musicale dei
fratello Moxham ci trasporta in questa atmosfera bohemien e benché
produzione totalmente britannica è impossibile non sentirsi a Parigi
(sarà anche per qualche verso in francese). Una sorta di versione
con strumenti tradizionali e voce umana di Trans Europe Express dei
Kraftwerk se non altro per la freddezza e la matematica regolarità
dei pezzi. “Colossal Youth”, “Searching For Mr Right” e
“Music for Evenings” suonano ancora, a più di trent’anni di
distanza, terribilmente moderni che sembrano usciti da una qualche
colonna sonora per un qualche film indipendente in concorso al
Sundance. “N.I.T.A.” e “The Man Amplifier” contengono il seme
da cui sono nati gli Sterolab.
C’è
adesso solo da scopire perché una band che ha riscosso tanto
successo al momento della sua uscita e che ha portato alla nascita di
band come XX (forse i veri eredi), Stereolab, Belle & Sebastian
si sia poi dissolta nel nulla. E’ presto detto. Liti tra fratelli o
discussioni per una donna sono due tra le principali cause. Loro
erano due fratelli e la ragazza di uno dei due, sono durati anche
troppo. Stuart non ha mai amato la voce di Allison, colpevole secondo
lui di non saper cantare (ed in effetti lei non cantava), non
riconoscendone il vero valore ha finito per portare alla separazione
della band.
Così
canta la Statton in “Final Day” (singolo che l’unica altra
opera lasciataci)
“When
the light goes out on the final day/We will be gone having had our
say”
Così
hanno fatto detta la loro sono scomparsi…