"We wanna be free, we wanna be free to do what we wanna do.."
L'abbattimento definitivo delle frontiere tra rock e musica dance. Così si potrebbe riassumere l'epopea di "Screamadelica".
Un lungo viaggio psichedelico con in corpo i suoni e le sostanze di
quell'epoca. Vent'anni sono passati e i tempi in cui l'uscita di un
disco era un evento sono purtroppo finiti. L'edizione rimasterizzata (ad
opera di Kevin Shields) e quella deluxe che vengono messe sul mercato in questi giorni ci danno lo spunto per parlare di questo capolavoro.
"La maggior parte delle band pensa in bianco e nero, noi pensiamo in
technicolour"
B.Gillespie.
Siamo all'alba degli anni novanta, l'incontro che cambia le cose è quello dei Primal Scream con il DJ londinese A.Weatherall. I
primi hanno fatto il loro dovere di rock band scrivendo le canzoni, il
secondo le ha portate letteralmente via, smontate, rimontate. Taglia ed
incolla.
Se vogliamo ridimensionare, l'incontro/scontro è quello appunto della testa di Weatherall con quella di Bobby Gillespie (leader
dei Primal), fondamentalmente due compulsivi collezionisti di dischi,
divoratori di musica prima di tutto. Loro hanno disegnato lo scenario
superiore dove stendere queste composizioni. La cosa che colpisce ancora oggi è proprio la bellezza e godibilità di questi pezzi,
avercene di dischi così. È come se il gruppo si fosse messo da parte,
sacrificando l'egocentrismo da rock band in funzione
dell'opera suprema, quella che vale una carriera. Gli ingredienti
dosati con assoluta maestria sono un caleidoscopio di House, Dub,
Gospel, Soul, Psichedelia, Jazz e Rock in cui è facile entrare e volerne
ancora di più. Semplicità, efficacia e coraggio.
È giusto
dire che la bomba era in parte già esplosa, i singoli (erano 4:
"Loaded", "Come Together", "Higher Than The Sun", "Don't Fight It, Feel
It") che avevano anticipato l'album ne avevano svelato la strada oltre
che il valore. "Screamadelica" (cosa non così scontata) li proponeva
assemblati in una scaletta epocale, e non erano da meno gli inediti.
Si parte con il pezzo più radiofonico del disco "Movin On Up" ma è la seconda "Slip Inside This House" che ogni volta mi scuote. Cover dei texani 13th Floor Elevators (un pezzo di storia dei sixties) in versione house e bagnata nel MDMA. Si parte e
non si torna più, "Don't Fight it, Feel it" è roba anfetaminica, pericolosa ancora oggi, i super classici "Loaded" e "Come Together" vanno solo ascoltati. "Higher Than The Sun" parla da sola.
Nonostante,
come dicevo sopra, sia un album fatto in gran parte da singoli (e
suonati da soli funzionano sempre alla grande), è assolutamente
consigliato l'ascolto del disco nella sua interezza.
"Dopo
aver preso droghe molto buone c'è questo sentimento che tutto stia
collimando perfettamente, stai sentendo della grande musica e stai
ballando, hai questo feeling fantastico e ti sembra che questo possa
durare per sempre, ti auguri che la tua vita possa sempre essere così."
B. Gillespie
Grandi
salite e "down" pericolosi, un viaggio unico ed un'pò nostalgico, forse
composto con la consapevolezza di un' epoca che si
chiudeva.
Dopo vent'anni siamo ancora a parlarne e ad
ascoltare, purtroppo capolavori di questa portata non se ne vedono più
ma ai Primal Scream la storia ha dato ragione. Un disco classico.