Di Giacomo Bellini
Mark McGuire è il ventiduenne chitarrista degli Emeralds, band cosmica da Cleveland (OH), ed è uno di quei chitarristi con la passione per il virtuosismo. Come tutti gli artisti che suonano tale strumento in maniera “virtuosa” soffre di claustrofobia da gruppo. Gli Emeralds, pur essendo un band cosmica influenzata dal glorioso kraut rock tedesco anni ’60, hanno comunque delle regole per poter vivere in armonia con altri individui che suonano altri strumenti. Queste regole ovviamente vanno a dar fastidio alla vena virtuosistica del nostro Mark ed ecco che lui se ne esce con questo Living with Yourself in cui può dare libero sfogo alla sua passione per droni, feedback e arpeggi in stile Fripp.
L’album è composto da 7 tracce tutte (o quasi) caratterizzate da un inizio in cui arpeggi frippiani effettati con eco introducono l’ascoltatore in un’atmosfera intima suonando come piccole gocce di pioggia che sbattono sulla finestra. Puntuale dopo questa pioggerellina arriva maestoso e inaspettato il temporale di feedback che scuote questa atmosfera da cena estiva in famiglia (o da natale con i tuoi visto il periodo). Ricalcando la melodia degli arpeggi la rende meno rilassata e più cattiva, più aggressiva svegliando l’ascoltatore dal torpore dell’inizio. Esempio più riusciuto di tale modus operandi (neanche fosse un serial killer) è la traccia n. 4 “Brain Storn (for Erin)”. Traducendo letteralmente questa espressione in Tempesta Celebrale ecco che abbiamo una perfetta descrizione di cosa sia questo pezzo. Udire per credere :
Detta così comunque mi rendo conto che possa sembrare un disco noioso, la solita opera del virtuoso che si autocelebra in un impeto di cazzolunghismo. Mai definizione sarebbe più sbagliata. Il disco suona che è un piacere, leggero, intimo, rilassato e vivace. Si è cullati da leggeri droni (per rendere l’idea alla Stereolab) e, poco prima di assopirsi, svegliati e animati dal feedback. Chiare le influenze di gruppi che spaziano dai Kraftwerk, al gia citato Fripp, dagli Spacemen 3 ai Jesus & Mary Chain.
Fa eccezione (parziale eccezione) rispetto alle 6 canzoni precedenti l’ultima traccia “Brothers (for Matt)”. E’ la più rock nel classico senso del termine. Qua infatti per la prima volta abbiamo anche una batteria e il pezzo potrebbe stare benissimo in un disco dei Dinosaur Jr. Si inizia come in altri pezzi con i soliti arpeggi, voci che parlano (possibile siano familiari di Mark in questo potrebbero essere Mark e suo fratello da piccoli) e un incalzante feedback di sottofondo. Ad interrompere questo quadretto idilliaco è il prepotente ingresso della batteria e l’esplosione del feedback che sa tanto di J. Mascis. E’ la più “cattiva” e la meno virtuosa tra le tracce dell’album ma sinceramente anche la più bella, la più completa.
“This is the Mark McGuire Show” enjoy!