Risulta quasi banale il titolo per questa ultima fatica del dj Anglo-Giamaicano Tricky. “Razza Mista” definisce perfettamente cosa sia quest’album, un mix di suoni e culture provenienti dalle periferie londinesi ma non solo. Poggiando la puntina su questo disco ci troviamo così ad affrontare sonorità che provengono dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Giamaica (ovviamente), dagli US e dal Nord-Africa. Il tutto immerso in quella electro-music notturna da club (forse un po’ snob) londinese che riporta alla mente gente come Burial, DarkStar e compagnia suonante.
In Mixed Race Tricky si fa aiutare da svariati ospiti. In UK Jamaican, elettro-funky in pieno stile Daft Punk, troviamo Terry Lynn che con un Hip-Hop Giamaicano ci getta in faccia le difficoltà degli immgrati dalla verde isola caraibica che pensano e agiscono secondo la loro “Kingston Logic”. Frase questa ripetuta come ritornello alternandosi con i duri beat di questo pezzo. Il tema dell’immigrazione e la violenta condizione in cui vivono nell’underground inglese è il punto centrale dei testi di Marlon Thaws (fratello di Tricky)…sparatorie e guerre di strada tra band rivali sono essenzialmente quello di cui si narra in questo Mixed Race.
Se in “UK Jamaican” le sonorità sono palesemente giamaicane in Ghetto Stars è la Francia a farla da padrone. Non solo per le strofe cantante in francese ma per quell’atmosfera che richiama tanto le dure realtà urbane delle balnieue parigine. Atmosfera ricreata da beats lenti, claustrofobici alternati allo stridere di una chitarra metallica. Fa eco a “Ghetto Star” “Hakim” omaggio alla cultura araba che si respira in questi sobborghi. Chi canta qua è tale Hakim Hamadouche suonatore di mandoluth (tipico strumento a corde del Maghreb) che accompagnato dal suo strumento, bassi r’n’b e battiti di mani da vita a un connubio tra dub e musica tradizionale araba.
L’influenza statunitense la troviamo nelle prime due tracce del secondo lato “Come to me” e “Murder Weapon”. La prima è una love song nelle vesti di un vero e proprio finger-popping jazz che fa tanto chiusura locale in quel di New Orleans, da ascoltare con un po’ di whiskey per chiudere in bellezza la serata. La seconda è l’ennesimo riferimento alle armi che troviamo nel disco. Qua Tricky si aiuta campionando la celebre “Peter Gunn Theme” del compositore statunitense Henri Mancini. Il giro di basso si alterna ad una armonica campionata e al cantato per una tipica gangster song!
“Time to Dance” è il pezzo più classicamente alla Tricky dell’album. Una dance song minimale, sensuale, raffinata in cui troviamo una base danzereccia molto asciutta di bassi che fa da sfondo alla voce femminile di Franky Riley, compagna di avventure nelle tournee live del nostro DJ.
Concludiamo con le due canzoni “inglesi”. “Really Real” è quanto di più english old-school dance possiamo trovare. E’ qua ospite tale Bobby Gillespie soltanto lead-singer e co-fondatore di una piccola band che ha conosciuto notorietà negli anni ’80….i Primal Scream. Il pezzo che ne viene fuori sembra appena uscito da Screamadelica…chiudendo gli occhi ci ritroviamo tra faccine sorridenti a ballare nella storica Hacienda di Manchester il tutto senza quel patetico odore di nostalgia che rischiano di avere collaborazioni con certi mostri sacri.
“Bristol to London” è infine il classico hip-hop incazzato da strada in cui regna un synth, una base three staggered e un forte accento anglo-giamaicano che chiude e completa la serie di influenze sonore della underground london.