lunedì 6 giugno 2011

Fleet Foxes - Helplessness Blues (Sub Pop)

Di Giacomo Bellini


 

Robin Pecknold e Skyler Skjelset sono due sopravvissuti a quell’olocausto nucleare anche noto
come “Punk”. Mentre tutto il mondo era in preda a spille, borchie e creste si sono rintanati in un
rifugio anti-atomico, nutrendosi di Bob Dylan, Hank Williams, The Band, Crosby Still Nash e
l’immancabile Neil Young. Rimasti così al riparo dalle radiazioni che hanno portato a New Wave,
Grunge, Post-Punk e quant’altro quando sono usciti a fine primo decennio del nuovo millennio ci
hanno portato questi due album dai sixties incontaminati dalle nuove correnti musicali di questi
ultimi 40 anni. Questa è l’unica spiegazione che riesco a dare all’uscita di un gruppo del genere in questi anni.

Sembra invece che Robin e Skyler siano due ragazzi del nord-ovest degli US poco più che
ventenni. In un’epoca in cui la contaminazione elettronica è sempre più invadente, specialmente dell’universo “Indie” in cui l’innovazione e la sperimentazione sono la stella cometa da seguire, loro hanno fatto un drastico passo in dietro di una quarantina d’anni rifiutando l’utilizzo di intetizzatori e campionamenti vari imbroccando una strada fatta di chitarre acustiche, cori, percussioni e, sporadicamente, un flauto o un violino nella più classica delle tradizioni Folk americane.

Sin da “Montezuma”, primo pezzo di questo secondo album, si è trasportarti in quell’atmosfera
tipica del nord-ovest americano reso celebre da Twin Peaks ad inizio anni ’90. Cullati da cori
polifonici, caratteristica principale delle Volpi, ci ritroviamo a passeggiare nel mezzo a immensi
boschi di conifere indossando una pesante camicia di flanella e con una lunga barba da sfoggiare (non a caso il look dei nostri) in cui il tempo è scandito da una soffice percussione in sottofondo e la melodia nell’aria non è che un semplice arpeggio di chitarra. Il disco risulta molto compatto e i brani hanno tutti più o meno lo stesso stile…in qualcuno sono le percussioni in rilievo (Battery Kinzie), in altri ancora è la voce di Robin (Montezuma), in altri la chitarra (Helplessness Blues) e nella maggior parte sono i cori a farla da padroni.

Detto questo la torta sul davanzale si dovrebbe essere raffreddata, l’assassino di Laura Palmer
catturato, non vi resta che godervi questa piccola chicca degli anni sessan…ehm…2000.